il giuramento

Il Giuramento dell'Atleta Special Olympics "Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze"

Lo sport oltre ogni limite dalla tesina del percorso Coach for Inclusion di Luigi Grilli – disciplina: Nuoto

Lo sport non conosce confini: la disabilità, all’interno del contesto sportivo, non rappresenta un ostacolo, ma una straordinaria opportunità. Opportunità di crescita, di relazione, di cambiamento. Opportunità per dimostrare che lo sport è davvero per tutti, perché sa creare un ambiente in cui le differenze non dividono, ma uniscono, diventando stimolo per evolvere insieme,
stringendo legami profondi tra le persone. L’attività fisica è sempre più riconosciuta come un potente strumento di emancipazione, miglioramento della qualità della vita e inclusione sociale. E proprio l’inclusione è uno dei cardini fondamentali della filosofia di Special Olympics, movimento che ho avuto la fortuna di conoscere solo pochi anni fa, ma che mi ha già arricchito enormemente, sia dal punto di vista personale che professionale. Emozioni, incontri, scoperte: come allenatore ho ricevuto tanto, così come gli atleti che seguo e le loro famiglie. Le competizioni rappresentano per gli atleti momenti preziosi di preparazione, impegno, partecipazione. Sono occasioni per sentirsi attivi, motivati, coinvolti. Questo è, a tutti gli effetti, un potente esempio di inclusione sociale: essere parte di qualcosa, sentirsi valorizzati, riconosciuti.

Essere Coach for Inclusion significa proprio questo: promuovere un modello di società in cui ognuno ha la possibilità di esprimere sé stesso, a prescindere dalle abilità, coinvolgendo quante più persone possibili all'interno di un movimento fondato sull’inclusione e sulla condivisione. Le sfide, certo, non mancano. Non si tratta solo di barriere architettoniche o logistiche, ma anche e soprattutto di superare stereotipi, pregiudizi e stigma sociale. È qui che entra in gioco il ruolo essenziale del coach for inclusion: celebrare capacità, talento e creatività degli atleti, ispirando nuove generazioni di persone con disabilità a intraprendere un percorso sportivo e a credere nel proprio valore. Attraverso programmi personalizzati e calibrati sui bisogni specifici di ciascun atleta, è possibile sostenere le fragilità, alimentare l’autostima e rafforzare la fiducia in sé stessi. Da qui nasce il principio dell’auto-efficacia: aiutare ciascun atleta a essere il più possibile autonomo, anche nella vita quotidiana, oltre il contesto sportivo. L’inclusione si realizza anche attraverso il senso di appartenenza a una squadra: sentirsi parte di un gruppo, di un progetto comune, promuove il senso di comunità e motiva a dare il meglio, nello sport come nella vita di tutti i giorni. Sensibilizzare le persone, farle avvicinare a Special Olympics, è forse il primo e fondamentale compito del Coach for Inclusion. Solo attraverso il dialogo, la formazione e l’ascolto delle persone con disabilità e dei loro “sistemi prossimali” — famiglie, educatori, comunità — possiamo trasmettere con forza il messaggio di inclusione che caratterizza il movimento. Il coach è chiamato a ispirare con l’esempio. Attraverso l’empatia — la capacità di sentire insieme, di immedesimarsi, di comprendere profondamente l’altro — può entrare in sintonia con ogni atleta, riconoscendone unicità e potenziale. In conclusione, l’attività sportiva si conferma uno strumento potente di emancipazione e inclusione. Ma per costruire una società più equa e accessibile, occorre investire tempo, passione e presenza — oltre alle risorse — nella crescita sportiva e personale degli atleti con disabilità. Solo così potremo coltivare consapevolezza, autonomia e responsabilità, generando un impatto positivo non solo sugli atleti, ma anche su noi allenatori, in un percorso di crescita reciproca che non conosce limiti.

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